VMware, innovatore leader nel software aziendale, e CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, hanno presentato oggi “Orizzonte Digitale”, un programma di iniziative di education per accelerare la trasformazione digitale nel nostro Paese.
Le iniziative prevedono, a partire dal 2020, la realizzazione di incontri formativi, seminari e lezioni didattiche che si terranno presso le principali Università italiane e che coinvolgeranno studenti, professori e personale accademico, mettendo a sistema il know-how consolidato di VMware nelle tecnologie digitali in ambiti come il Cloud, il Networking e la Sicurezza e il Digital Workspace.
I primi centri di competenza oggetto del programma saranno l’Università di Pisa, l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Milano-Bicocca. Presso questi Atenei, VMware e CRUI prevedono di formare circa 1000 studenti l’anno.
Le attività didattiche permetteranno agli studenti di acquisire competenze sulle tecnologie più innovative, in modo da aiutarli a orientarsi verso le nuove figure professionali che saranno sempre più richieste dal mercato del lavoro, come ad esempio il Cyber Security Manager, il Data Scientist o il Privacy Specialist. I programmi formativi rivolti ai docenti e al personale universitario consentiranno loro di perfezionare le proprie conoscenze e capacità in chiave digitale e apprendere le nuove metodologie che gli strumenti tecnologici rendono possibili. Ciò per colmare la carenza di competenze che ancora accompagna il mondo della tecnologia.
Le iniziative promosse da VMware con la CRUI e le Università Italiane si inseriscono in un più ampio impegno per l’education che l’azienda sostiene a livello globale e che rientrano nel programma VMware IT Academy, il percorso educativo di VMware volto a sviluppare le competenze tecnologiche degli studenti delle scuole secondarie e universitari.
Tramite l’IT Academy, gli studenti possono iniziare il loro percorso lavorativo e approfondire le conoscenze sulle tecnologie VMware con corsi disponibili attraverso una rete globale di scuole e Università e attraverso opportunità di certificazione online, Hands-on Lab e altre risorse di apprendimento. L’IT Academy fornisce inoltre risorse agli educatori che erogano corsi VMware autorizzati. VMware e la CRUI gestiranno i corsi di alta formazione, i seminari (anche sotto forma di webinar) e la formazione continua presso i centri di competenza VMware oltre a organizzare conferenze, dibattiti, testimonianze ed eventi per la diffusione della conoscenza tecnologica.
“Siamo molto orgogliosi della partnership avviata in questi mesi con CRUI e di come il programma si sta sviluppando”, afferma Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia. “Siamo convinti che la collaborazione fra le aziende e il mondo universitario sia indispensabile per fornire ai giovani le competenze richieste oggi da un mondo del lavoro che si sta profondamente trasformando.
Una sinergia fondamentale per sostenere lo sviluppo socio-economico del nostro Paese che, ora più che mai, ha bisogno di una forte trasformazione digitale per essere competitivo sul mercato globale.”
“La digitalizzazione è un passo fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese. In questo percorso, il ruolo dell’Università è centrale, non solo nello sviluppo di nuove tecnologie, ma anche nella definizione di un approccio culturale ed etico adeguato al cambiamento”, commenta Ferruccio Resta, Segretario Generale della CRUI.
“La tecnologia è una delle molle della competitività, ma per essere compresa e gestita ha bisogno non solo di conoscenze tecniche, ma anche di ‘saperi sociali’ che gli studenti apprendono durante gli anni di studio prima ancora che nel mondo del lavoro.
Per questo motivo la CRUI stringe partnership solide con le imprese come VMware, affinché la digitalizzazione rappresenti una vera opportunità che dobbiamo saper cogliere non ai margini, ma da protagonisti.”
In occasione dell’annuncio del programma “Orizzonte Digitale” VMware e la CRUI annunciano i risultati di uno studio condotto da Forum PA sul ruolo del sistema universitario per lo sviluppo territoriale, mostrando come la presenza universitaria abbia un impatto positivo importante sulla diffusione di esperienze imprenditoriali innovative.
A partire dai dati resi pubblici dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la ricerca evidenzia lo stretto legame che unisce la comunità accademica e il mondo delle aziende nella promozione di una reale formazione e trasformazione digitale del Paese. Fra i dati che lo studio mette in evidenzia:
È Pisa la Provincia con un rapporto più alto fra iscritti all’Università e residenti. Se si considera il rapporto tra il numero degli studenti iscritti e immatricolati e il numero dei residenti Pisa vanta 42.607 iscritti su 420.752 abitanti e supera la soglia dei 10 ogni 100.
Un rapporto superiore a 5 iscritti ogni 100 residenti lo si rileva sia in alcune grandi realtà (Milano, Bologna, Padova) sia in province di dimensione decisamente minore ma caratterizzate dalla presenza di poli universitari particolarmente attrattivi (Siena, Trieste, Cagliari, L’Aquila, Parma e Ferrara)
Esiste una relazione fra presenza universitaria nelle province italiane e i principali indicatori socio-economici (tasso di occupazione e valore aggiunto pro capite): nelle 10 province del Nord con alta presenza universitaria il tasso di occupazione è del 67,2%.
Esiste una relazione anche fra la presenza universitaria e la diffusione delle attività produttive ad alto contenuto di conoscenza nei servizi e ad alta intensità tecnologica nell’industria così come definiti dalla classificazione EUROSTAT/OCSE.
I dati dimostrano che la relazione è molto netta al Centro-Nord, molto meno al Sud. Secondo la classificazione EUROSTAT/OCSE, rientrano tra i servizi ad alto contenuto di conoscenza (High Technology Services – HITS) i servizi di informazione e comunicazione, le attività di ricerca scientifica e di sviluppo; rientrano tra le industrie ad alta intensità tecnologica (HIT) le imprese che operano, tra l’altro, nelle attività relative a elettronica, aeromobili etc.
Per quanto riguarda le start up, il numero medio di start up per 10.000 imprese tende a crescere significativamente al crescere della presenza universitaria nella provincia: si passa infatti da un valore minimo di 7,9 nei territori con presenza universitaria marginale, al 14,5 nelle province appartenenti al livello medio basso; il massimo è 23,4 nelle province centrosettentrionali ad alta intensità universitaria. Tuttavia, anche nelle province del Mezzogiorno innovative risulta inferiore a quella calcolata per le province del Centro-Nord, si osservano risultati più elevati in associazione con una maggiore presenza universitaria
Gli studenti iscritti ai corsi STEM rappresentano quasi il 30% del totale degli iscritti, mentre l’offerta di corsi STEM, complessivamente, copre il 37% del totale dei corsi disponibili in Italia (14.117). In cima alla classifica per numero di iscritti ai corsi di laurea STEM troviamo le grandi città metropolitane di Milano (56. 123), Roma (54.911), Torino (40.761), Napoli (39.2015), seguite da Padova (19.589), Bologna (17.225), Pisa (16.589) e Bari (15.833)
In termini di domanda di lavoro qualificata, la richiesta di laureati si concentra tra le imprese delle città metropolitane di Milano (87.440 unità), Roma (64.220) e in misura minore Torino (28.220) e Napoli (21.050). Complessivamente le quattro maggiori aree urbane coprono più di un terzo della domanda totale (36,5%)
Per quanto riguarda le province del Mezzogiorno, la relazione con i livelli di presenza universitaria esiste, ma è un po’ meno nitida per quanto riguarda i tassi di occupazione. A livello di macroripartizione territoriale lo studio ha rilevato come, mentre nel Centro e Nord Italia a maggiori livelli di presenza universitaria corrispondono distintivamente maggiori tassi di occupazione (dal tasso del 63,9% nelle province a basso livello di presenza universitaria al 64,7% nelle province con medio livello di presenza universitaria al 67,2% nelle province con alto livello di presenza universitaria), nel Sud e nelle Isole la corrispondenza sia meno lineare (con un tasso di occupazione del 45,6% nelle province con basso livello di presenza universitaria, che diminuisce al 42,1% nelle provincie con medio livello di presenza universitaria, salendo al 49,1% nelle province con livello medio alto e decrescendo di nuovo al 48,5% nelle province con alto livello di presenza universitaria). Questo dato conferma alcune premesse dello studio, ovvero che la qualificazione del capitale umano attraverso la formazione universitaria sia “uno dei” fattori di sviluppo territoriale ed è plausibile ipotizzare che esso agisca con più efficacia quando si combina con altri fattori (come avviene in alcune aree del Centro e del Nord) mentre produce un effetto minore quando agisce in assenza di altre condizioni favorevoli (come avviene in alcune aree del Sud e delle Isole).